Che cos’è un trauma
Qualche parola sul trauma:
nella corso della vita di una persona, ogni giorno, possono presentarsi eventi definiti “critici” a causa della loro natura. Si tratta di eventi improvvisi e inaspettati, che implicano la percezione di una minaccia e la sensazione di perdita della capacità di controllo.
Questi eventi provocano elevati livelli di stress, ovvero una risposta alla percezione di una minaccia con uno stato di iperattivazione o ipoattivazione fisica e psicologica.
Le reazioni emotive conseguenti ad un evento traumatico sono caratterizzate da vulnerabilità, impotenza o perdita di controllo, paura e/o dolore, annichilimento.
Il concetto di trauma si riferisce ad un’esperienza di sopraffazione di una persona da parte di uno stimolo eccessivo e straordinario che la rende priva di difese e incapace di reagire. Per questa ragione si dice che spesso il trauma non è nell’evento, ma nella persona, ovvero nella sua capacità di far fronte alle situazioni.
Quindi, la morte di un genitore in età precoce, la morte di un figlio, del coniuge, un incidente d’auto, la perdita del lavoro, un divorzio, un’aggressione sessuale, rapine, sono tutti eventi che in alcuni casi possono portare allo sviluppo di disturbi psicologici.
Inoltre i traumi si dividono in due tipologie: i cosiddetti traumi con la “T” maiuscola, e i traumi con la “t” minuscola.
Un trauma “T” è il risultato di un evento singolo, ben riconoscibile e ben collocato nel tempo, durante il quale un soggetto ha sperimentato una minaccia di morte o di gravi ferite fisiche. (come terremoti, incidenti d’auto, rapine, aggressioni, omicidi, omicidi).
Un trauma “t”, invece, è il risultato di una serie di esperienze disturbanti, ripetute, per lunghi periodi di tempo, durante la crescita della persona. Esempi di traumi “t” sono l’umiliazione, il rifiuto, il giudizio, il maltrattamento, o anche semplicemente l’incuria nell’infanzia.
Queste esperienze causano uno stress prolungato, e influenzano negativamente il concetto di sé della persona e le sue aspettative relazionali. Su questo si basano moltissimi casi di bassa autostima, di ansia inspiegabile, di paure irrazionali, di depressione e sfiducia nel mondo e nelle proprie possibilità.
L’esperienza traumatica
L’esperienza traumatica, proprio per la sua natura di evento che va oltre la capacità di fronteggiamento della persona, non viene rielaborata in maniera funzionale, e il ricordo dell’evento può rimanere “congelato” nello stato originale nel cervello.
Questo perchè, in presenza di eventi traumatici il naturale sistema di elaborazione delle informazioni viene compromesso e a volte disattivato.
In questo modo le informazioni legate al trauma (emozioni, pensieri, sensazioni corporee) rimangono immagazzinate, “incapsulate”, intrappolate in reti neurali scollegate dal resto, in una sorta di “congelamento”, andando a costruire circuiti di memoria disfunzionali che impediscono l’integrazione con le altre informazioni, risorse e memorie contenute nel cervello.
In questo modo, qualsiasi sollecitazione attuale (trigger), che sia conscia o inconscia, può riattivare le memorie traumatiche, elicitando una risposta disfunzionale alla situazione attuale, che magari non è così grave, ma che contiene uno, o alcuni elementi del trauma originale.
Quando una memoria traumatica viene riattivata possono essere risperimentate le immagini, i pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee legate all’esperienza originale con conseguenze disturbanti, e questo porta le persone ad evitare cose, persone, luoghi e situazioni che possano ricordare l’evento.
A lungo andare tutti questi aspetti possono generalizzarsi e condurre alla comparsa di sintomi ansiosi, depressivi fino allo sviluppo di un PTSD (disturbo post traumatico da stress) vero e proprio.
In ogni caso, la presenza non elaborata di esperienze traumatiche è sempre associata a sintomi di eccessiva attivazione del sistema neurovegetativo, con sintomi come le difficoltà di addormentamento e insonnia, irritabilità o scoppi d’ira, difficoltà di concentrazione e memoria, stato di allerta e preoccupazioni eccessive per la sicurezza
propria e altrui, risposte di eccessivo allarme e reazioni fisiche in risposta a situazioni che ricordano il trauma.
Come affrontarli
L’EMDR (Eye movement desensitization and reprocessing) è considerato il trattamento di elezione per il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) in quanto permette l’elaborazione delle esperienze traumatiche.
Con l’EMDR viene riattivata la naturale capacità del cervello di elaborare le esperienze. Per fare ciò vengono utilizzati i movimenti oculari ed altri tipi di stimolazione bilaterale che producono una stimolazione ritmica alternata degli emisferi cerebrali che facilita l’integrazione dell’attività della corteccia e dell’amigdala.
L’EMDR facilita l’accesso e la rielaborazione delle informazioni legate al ricordo delle esperienze traumatiche che rimangono immagazzinate in modo disfunzionale nelle reti mnestiche e che sono legate all’insorgenza e allo sviluppo dei disturbi psicologici.
Procedendo attraverso diverse serie di movimenti oculari emergono via via valutazioni sempre meno negative dell’evento traumatico che indicano che la persona sta iniziando a prendere la giusta distanza emotiva dalla situazione man mano che il ricordo si desensibilizza, e ciò viene verbalizzato con frasi significative come: “Non mi disturba guardare questa scena”, o “Posso reagire di fronte a questa situazione”, “E’ successo tanto tempo fa, non mi fa più paura”. In questo modo il paziente produce gradualmente diversi ricordi ed associazioni molto significative e i pensieri disfunzionali si trasformano in maniera adattiva.
L’elaborazione dell’esperienza con l’EMDR permette al paziente attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva, di cambiare prospettiva: si modificano le valutazioni cognitive su di sé, le emozioni disturbanti vengono espresse e superate, e la reazioni fisiche di allerta vengono ridotte fino alla loro scomparsa.
Dal punto di vista clinico e diagnostico, dopo un trattamento con EMDR il paziente non presenta più la sintomatologia tipica di un disturbo post traumatico: intrusività dei pensieri e dei ricordi, comportamenti di evitamento e iperarousal neurovegetativo. L’evento viene vissuto in modo più sereno consentendo di ricollocare il ricordo dell’esperienza traumatica definitivamente nel passato. Viene quindi rafforzata la capacità del paziente di accedere alle proprie risorse positive.